Ma quale islamofobia? Al limite è il contrario.
Più che giusta la condanna degli attentati in Nuova Zelanda, ma che chi ha taciuto sui tanti attentati musulmani, soprattutto quelli contro le sinagoghe, oggi voglia far passare l’idea che l’occidente sia islamofobo davvero non si può sentire.
Una premessa altrimenti ci capiamo male: non sarò mai uno di quelli che gioisce per un attentato, che sia contro i cristiani, che sia contro gli ebrei o che sia contro i musulmani.
Quindi non ho gioito per l’attentato nelle moschee in Nuova Zelanda, anzi, ne sono rimasto molto turbato. Per me quando un assassino uccide per motivi religiosi, che sia cristiano, ebreo o musulmano, è un assassino della peggior risma, un fanatico. E di fanatici purtroppo ce ne sono in ogni religione. Però mi piacerebbe da parte della società cosiddetta “civile” un minimo di coerenza.
Ciò premesso, dopo gli attentati alle moschee in Nuova Zelanda si è vista sin da subito una mobilitazione internazionale di condanna senza precedenti da parte di ogni comunità religiosa, una cosa non scontata visto che quando a compiere stragi sono i musulmani la comunità islamica spesso preferisce chiudersi in un complice silenzio.
Per fare un esempio, quando nel novembre 2014 due terroristi islamici fecero irruzione in una sinagoga di Gerusalemme durante la preghiera e uccisero diversi fedeli ferendone decine, nessun imam condannò quel deplorevole attentato. NESSUNO. E la Chiesa cattolica spese poche parole di condanna.
Lo stesso avvenne dopo i grandi attentati commessi dall’ISIS in Europa e nel resto del mondo. E nessuno ha mai parlato di “cristianofobia” o di “ebreofobia” (che poi si traduce in antisemitismo) quando a uccidere nel nome di un Dio sono stati i musulmani.
Eppure ieri non c’era una media islamico o un regime islamico che, con riferimento agli attentati in Nuova Zelanda, non parlasse di islamofobia e del rischio che un tale sentimento potesse esplodere a livello globale.
Ora, l’islamofobia, se intesa come “paura dell’islam”, è un sentimento molto diffuso e non certo per odio verso i musulmani ma per paura verso quello che l’Islam rappresenta, paura verso gli obiettivi dell’Islam. Ed è il comportamento del mondo islamico a insinuare nella gente questa paura (o fobia), non l’odio verso l’Islam. E’ il silenzio-assenso più volte mostrato dalla comunità islamica dopo i grandi attentati che hanno colpito l’Europa e il mondo intero a far crescere la paura verso l’Islam.
Non c’è reciprocità tra mondo islamico e resto del mondo. Dopo gli attacchi in Nuova Zelanda non c’è stato un paese o comunità religiosa che non abbia condannato quegli attacchi, condanna che non si è vista quando a uccidere erano (e sono) musulmani.
Prendiamo un altro esempio lampante avvenuto proprio ieri quando un terrorista islamico in Israele ha ucciso un soldato e ferito gravemente due cittadini israeliani. Non solo nessuno ha condannato quell’attentato, ma addirittura nessuno ha condannato i festeggiamenti a base di dolcetti che ne sono seguiti. E volete parlami di islamofobia?
La condanna senza se e senza ma degli attentati alle moschee in Nuova Zelanda non solo è giusta, è sacrosanta, ma dov’è la reciprocità? Dove sono le condanne islamiche contro obiettivi ebraici e cristiani? Anzi, permettetemi un’altra domanda: dov’è la condanna del “mondo civile” di fronte a quei vergognosi festeggiamenti a base di dolcetti visti ieri e in molte altre occasioni come per esempio dopo gli attacchi dell’11 settembre?
Non c’è nulla che giustifichi la mattanza del terrorista anti-islamico in Nuova Zelanda, ma prima di parlare di islamofobia globale ci andrei cauto perché è il capovolgimento della realtà. I primi a fare distinzioni tra noi e loro sono i musulmani, non il resto del mondo. Quelli che uccidono nel nome di una religione (si uccidono anche tra di loro per questo motivo) sono i musulmani, non il resto del mondo. E mi venite a parlare di islamofobia?
Marzo 18, 2019 da Franco Londei